Con tricotillomania si fa riferimento alla compulsione piacevole data dallo strapparsi capelli e/o peli, tanto da provocarne una cospicua perdita. Il termine fu coniato da Hallopeau e deriva dai vocaboli thrix (capello), tillo (tirare) e mania (impulso nervoso). Come descritto anche all’interno del DSM V, si tratta di una variante dei disturbi ossessivo-compulsivi (DOC) che si caratterizzano, in generale, dalla irrefrenabile compulsione a mettere in atto comportamenti o pensieri in modo ritualizzato e ripetitivo. Nel caso della tricotillomania, lo strappamento dei peli avviene più frequentemente dal cuoio capelluto, sopracciglia e ciglia e meno in altre zone del corpo, anche se lo strappamento può variare nel corso del tempo. Nei casi più gravi, la persona può arrivare a rimanere del tutto calva o glabra.
Una delle caratteristiche principali, è che la sensazione alla base di tale compulsione è legata al piacere, cosicché lo strappamento può arrivare a costituire un vero e proprio godimento! Come ci insegna la pratica clinica, un comportamento ripetuto nel tempo diventa appunto un piacere, fino a diventare un atto irrinunciabile. La persona dunque, inizierà ad attuare lo strappamento anche distrattamente, senza accorgersene godendo del sottile piacere che ne deriva. La problematica però, col passare del tempo, può divenire invalidante andando ad impattare in modo significativo nell’area psicosociale dell’individuo e dunque alimentare il disagio psicologico.
Il trattamento farmacologico quasi mai risulta risolutivo poiché, per giungere all’estinzione del disturbo, è necessario innanzitutto intervenire sul meccanismo involontario che mantiene l’atto compulsivo e non solo. Presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, fondato e diretto dal Prof Giorgio Nardone, è stato formalizzato un protocollo di intervento specifico ed altamente efficace per il trattamento della tricotillomania. Per la soluzione, infatti, è fondamentale ricalcare la logica sottostante il problema applicando una tecnica apparentemente illogica, la quale prevede che la persona abbia degli appuntamenti fissi con la sua compulsione. Il paziente impara a rendere volontario ciò che fino ad ora era involontario, permettendo di riprenderne il controllo e modificare la percezione legata alla piacevolezza. Nella maggior parte dei casi, gli aspetti più invalidanti vengono estinti nel corso di poche sedute per poi proseguire al consolidamento e definitiva risoluzione del problema.

 

Bibliografia

Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.

Nardone, G., Portelli, C. (2013). Ossessioni, compulsioni, manie. Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo.Ponte alle Grazie.