Il termine bluimia è di origine greca e deriva nello specifico da boulimià, ovvero, “fame da bue”. Indica dunque, una fame incontrollata, delle vere e proprie abbuffate di piacere, da non confondere con la sindrome da vomiting in cui, a seguito dell’abbuffata segue il vomito (Nardone, Verbitz, Milanese 1999).
Con bulimia si fa riferimento ad una irrefrenabile compulsione a mangiare, un desiderio incontrollato nel consumo del cibo. Alcune persone mangiano come vero e proprio godimento, una alimentazione senza freni dove frequentemente vi è la tendenza a vietarsi i cibi più desiderati, ma è proprio questo divieto ad incrementarne la desiderabilità. Per altre persone, si tratta di una corazza protettiva che può celare vissuti traumatici o problemi relazionali. Il godimento, nel tempo, si può trasformare in un sedativo, così come nella ricerca della sensazione “pancia piena”.
Nel trattamento di questa sempre più frequente problematica, la linea guida segue il pensiero del famoso Oscar Wilde “se te lo concedi puoi rinunciarci, se non te lo concedi sarà irrinunciabile”. Per questa tipologia di problema, le classiche diete sono difatti quasi sempre fallimentari, poiché si basano su tre elementi principali: il controllo, la limitazione ed il sacrificio. Questi aspetti interferiscono con un aspetto fondamentale e spesso dimenticato nelle diete restrittive… il piacere!
Per comprendere meglio l’effetto che può scaturire da questo eccesso di controllo, pensiamo al mito di Sisifo: quest’ultimo, fu condannato da Zeus a spingere un enorme macigno su fino in cima, per poi vederlo rotolare giù e dover ricominciare senza tregua. Un’ottima soluzione in un tempo limitato diventa, nel tempo, ciò che mantiene ed alimenta il problema.
L’intervento strategico si basa sul bloccare quei tentativi fallimentari che la persona mette in atto, a partire dalla tecnica della dieta paradossale. Questo metodo permette di introdurre il piacere nella propria alimentazione ed agire sulla funzione psicobiologica-autoregolativa e biologica. Oltre a questo, si guida la persona verso una più funzionale gestione emotiva nonché relazionale.

 

Bibliografia

Nardone, G., Verbitz, T., Milanese, R. (1999). Le prigioni del cibo. Vomiting, anoressia, bulimia.
Nardone, G. (2007) La dieta paradossale.